DANIELE MANNINI
Centrocampista
Nato a Viareggio (Lu) il 25 ottobre 1983
Esordio in A: -
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2000-01 |
LUCCHESE |
C1 |
0 |
0 |
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2001-02 |
VIAREGGIO |
C2 |
3 |
0 |
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2002-03 |
VIAREGGIO |
Cnd |
30 |
4 |
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2003-04 |
PISA |
C1 |
32 |
4 |
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40 |
2004-05 |
BRESCIA |
A |
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(legenda)
Sono passati esattamente venticinque anni da quando un Mannini, Alessandro, portiere dalle discrete doti tecniche e fisiche che forse
avrebbe meritato qualcosa di più dalla carriera, debuttò con la maglia del
Pisa nella mitica "Arena Garibaldi" (stagione 1978-79, 12 presenze
complessive in C1). Oggi un altro Mannini, Daniele, nel segno di una
tradizione di famiglia che sembra non avere fine (sulla rampa di lancio
c'è infatti l'ultimo della stirpe, Davide, a dieci anni gà innamorato del
pallone), è tornato sul campo che è stato a lungo teatro delle prodezze
del papà (220 gettoni in maglia nerazzurra tra C1, B e A). E i risultati
non si sono fatti attendere: inizio di stagione da titolare, esordio con
gol in Coppa Italia contro l'Ancona e maglia numero dieci sulle spalle
nelle prime cinque giornate di campionato.
Attenzione al numero, però. Daniele non è quello che si potrebbe
immaginare un rifinitore o un trequartista. Bensì un giocatore di fascia,
un'ala classica, come quelle di un tempo, capace di aggredire gli spazi e
di arrivare sul fondo per poi mettere nel mezzo palloni invitanti, senza
per questo disdegnare la conclusione diretta in porta dopo aver stretto al
centro (anche in campionato è andato a bersaglio nel derby perso
rocambolescamente a Pistoia). A qualcuno ricorda Domenghini. Al tecnico
del Pisa Simonelli, molto più semplicemente, il prototipo di giocatore
duttile, bravo nel curare sia la fase offensiva che quella difensiva. Non
per niente ha preso il posto in cui l'anno scorso si alternarono Massaro,
Frati e Fialdini e non ha nessuna intenzione di mollarlo: «Sto vivendo un
sogno» racconta ai limiti dell'incredulo. «L'anno scorso ero al Viareggio
in Serie D, dopo essere cresciuto nel vivaio del National, la Scuola
Calcio viareggina che mi ha formato prima del trasferimento alla Lucchese.
In rossonero ho fatto tutta la trafila del settore giovanile prima di
essere scartato e di ritrovarmi in C2 al Viareggio, nella sfortunata
annata conclusasi con la retrocessione. Ecco perché adesso vivo alla
giornata: il calcio è così, oggi sugli altari e domani nella polvere. Mi
impegno, sudo, ascolto i consigli dei compagni più anziani ed esperti,
seguo l'allenatore e le dritte del babbo. Ma non dimentico che questo è un
mondo dove tutto è relativo, anche se cercherò di salire qualche altro
gradino».
Parla come un calciatore già fatto, il buon Daniele, nonostante i venti
anni ancora da compiere (compleanno il prossimo 25 ottobre: auguri!) e
buona parte di questa saggezza che di adolescenziale ha ben poco, la deve
proprio al papà, che a Pisa allena i portieri ed è uno dei più stretti
collaboratori di Simonelli: «È vero, avere il papà ex calciatore mi ha
aiutato molto a livello di suggerimenti, anche se all'inizio, soprattutto
quando mi sono affacciato timidamente sul palcoscenico professionistico,
il suo passato mi ha un poco pesato. Avvertivo intorno a me la diffidenza
dell'ambiente. Qualcuno lo diceva anche apertamente: "Gioca perché è il
figlio di Mannini". Altri lo pensavano. Adesso è diverso. Intanto non ci
faccio più caso e poi ho capito che non ti fanno giocare solo perché sei
figlio d'arte. Se lo meriti, vai in campo, altrimenti ti accomodi in
tribuna o resti a casa».
E Daniele Mannini, al Pisa, non ci è arrivato per la raccomandazione del
papà. Lo hanno voluto espressamente il direttore generale, Renzo Corni, e
quello sportivo, Mauro Meluso, dopo averlo visionato più volte l'anno
passato in Serie D. Oggi non è più "figlio di Mannini", ma Daniele, già
segnalato come uno dei più promettenti talenti di C1 (non per niente gli
abbiamo riservato l'apertura di Under the Top edizione 2003-2004). Dei
suoi progressi ha preso nota anche Giorgio Veneri, tecnico della nazionale
Under 20 di categoria, che lo ha già convocato per un raduno di
preselezione. Dopo il nerazzurro, dunque, potrebbe arrivare l'azzurro.
Cos'altro dire, se non che questo è l'anno di grazia... «Quasi non mi
sembra vero. Il doppio salto di categoria, la C1 da titolare, la chiamata
in nazionale (anche se si trattava di un semplice stage), la attenzioni
della piazza: l'importante è vivere questi momenti nella maniera più
serena possibile. Peccato soltanto per la partenza in sordina del Pisa.
Ecco, la mia gioia in questo momento è a metà. Non riesco a sorridere fino
in fondo, pensando al ritardo che abbiamo accumulato in classifica e ai
tanti piccoli problemi che ci hanno frenato. Ma la squadra ha mezzi
tecnici per risollevarsi e recuperare il terreno perduto».
E tanto per non venire meno alla sua precoce sagacia Daniele, dopo aver
conseguito la maturità all'istituto tecnico, indirizzo nautico, si è
iscritto all'Università di Pisa alla facoltà di Informatica. Per la gioia
di papà Alessandro: «Di Daniele calciatore non parlo. Non l'ho mai fatto e
mai lo farò. Certo mi fa piacere che abbia seguito la mia strada, ma so
quanto è difficile imporsi e quanto velocemente si può tornare indietro.
Del figlio, però, non posso che dire bene: è un ragazzo educato, con la
testa sulle spalle. E questo mi gratifica, come genitore. Al resto, mi
riferisco alla professione, dovrà pensare da solo. Io mi limito a
offrirgli solo qualche buon consiglio e nient'altro». Esattamente quello
che chiede Daniele. Orgoglioso di tanto padre, ma speranzoso di diventare
"solo" Mannini. Senza il peso di quel cognome.
(Giuseppe Bove - Guerin Sportivo - 7 ottobre 2003)